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sabato 3 novembre 2018

I LIBRI NON TRADISCONO


Ti capita mai di produrre una massima in modo assolutamente involontario. Poche parole, che si palesano limpide nella caverna della mente. Inizialmente le lasci scappare via, come accade per la maggior parte dei pensieri che produciamo. La strana eco lasciata, però, ti induce a richiamarle indietro e, stupita, ti dici: “Apperò!”

I libri non tradiscono.

Avevo appena chiuso il pc su una storia nella quale mi ero un po’ immedesimata. Faccio per prendere in mano Pirandello e, inaspettatamente, la mia mente ha confrontato le due narrazioni, con questa breve frase.
In un libro le parole sono sempre quelle, dal primo all’ultimo capitolo, nell’introduzione, nell’indice, nella quarta. Rimangono tali, dal “Visto si stampi”, al momento in cui lo scegli dallo scaffale, mentre sei immersa nella lettura, quando lo riponi terminato di leggere, anche quando vent’anni dopo lo rispolveri per consigliarlo a tuo figlio.

I libri non mentono,

Sono immutati, sempre uguali a loro stessi. Se potessero guardarsi allo specchio, al di là di qualche piega e macchia d’anzianità, si riconoscerebbero, sempre e senza troppi problemi.
Sei tu che li cambi, li guardi diversamente, li manipoli e direzioni verso vie che loro, i libri, non avevano neppure considerato. Essi sono lì, coerenti, interi, accessibili in qualsiasi momento o al momento giusto, ma comunque sempre lì.

Non sono come noi:

parziali, ambigui, mutevoli, capricciosi. Non sappiamo e, ancora meglio, odiamo leggerci, ci risulta faticoso e scomodo. Preferiamo illuderci di scriverci a nostro piacimento, definendo ogni virgola e apostrofo, senza commettere errori di sintassi o morfologia. Ma nella sostanza, non sappiamo proprio dove andare. Ogni volta che finiamo di riempire d’inchiostro una pagina e dobbiamo quindi voltarla, siamo soffocati dalla speranza.

Per questo leggiamo: perché i libri non tradiscono, mentre noi sì.

Sono una piccola certezza che colma alcune nostre intrinseche insicurezze. Raccontano storie con un inizio e una fine, alle quali possiamo assistere con consapevolezza, distacco e coscienza, a differenza di quel che accade per le nostre vite umane. Possiamo partecipare, vedere, toccare una concretezza che a noi manca. Gioire per un lieto fine, piangere per una tragedia annunciata, rinvigorirci per una giustizia compiuta, indignarci per un torto non sanato, innervosirci per un finale aperto, ma pur sempre compiuto.  

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