Pagine

giovedì 25 aprile 2019

I GRANDI ASSENTI DEL 25 APRILE


Questa mattina a Valmarana si è svolta la celebrazione del 25 aprile, l’anniversario della Liberazione d’Italia, il giorno del 1945 in cui nazisti e fascisti si ritirarono dalle città di Milano e Torino a seguito della ribellione popolare e della lotta partigiana. La guerra non finì proprio il 25 aprile, ma questa data divenne il simbolo della svolta da ricordare, una ricorrenza annuale stabilita nel 1946 dal governo provvisorio di Alcide de Gasperi. 
Sono passati 73 anni da quel decreto, 74 da quel 25 aprile. Sotto l’ombra dell’albero al centro della piccola piazza della frazione di Valmarana, una settantina di persone, a spanne, ravvivano il ricordo di quanti sacrificarono la propria vita per la Libertà, di quanti lottarono, videro e vissero la sofferenza fisica, la lacerazione morale, la messa alla prova spirituale di se stessi e di quanti stavano loro attorno.
Durante la messa, don Daniele ha iniziato l’omelia dicendo che la Libertà che oggi si festeggia non può essere data per scontata. Il riferimento va al nostro Ministro degli Interni, il quale si è pubblicamente rifiutato di partecipare alla commemorazione, definendo il 25 aprile un “derby tra fascisti e comunisti". Ha scelto il gergo calcistico risultando, anche per questo, semplicistico e irrispettoso per quanto e chi oggi è ricordato.
Ma se il Ministro figura uno dei grandi assenti all’anniversario della Liberazione, stamattina a Valmarana era l’assenza di qualcun altro a interrogarmi. Un bambino, due ventenni e due, forse tre, trentenni, tra cui uno il prete officiante. I grandi assenti di oggi, di fronte al monumento ai caduti di Valmarana, sono i giovani. Walter Bedin, durante l’intervento al termine della celebrazione, ha espresso in due parole il dispiacere per vedere poche facce con poche rughe tra le fila dei presenti. Lo ha fatto in modo diretto, semplice, sincero, non moraleggiante e senza rimprovero, un accenno che condivido.
E mi chiedo: tra venti, trenta, quarant’anni il 25 aprile si festeggerà ancora?
Nel paese di Altavilla Vicentina per la prima volta non ci sono testimoni che la Liberazione l’hanno fatta, il tempo è trascorso e il loro corpo col tempo. Gli alpini, i rappresentanti delle associazioni, i politici locali, i cittadini che stamattina hanno reso onore ai caduti lo hanno fatto per il ricordo prossimo dei genitori, dei fratelli, dei nonni, dei conoscenti. Lo hanno fatto in segno di rispetto per persone conosciute.
Quando questo ricordo diverrà sempre più lontano e slegato dai propri affetti, avrà la forza di sopravvivere?
Basterà un post su Facebook? Una foto su Instagram? Sarà sufficiente un tweet?
Ma la piazza, la condivisione pubblica, la tromba che intona l’Onore ai caduti, la bandiera italiana, che fine faranno? Stiamo dando per scontato che la memoria rimarrà viva grazie ai nostri vecchi, forse è per questo che non usciamo di casa per festeggiare il 25 aprile. Ma quando i vecchi saremo noi, quando i vecchi saranno i nostri nipoti, delegheremo al digitale anche questi ricordi? O, semplicemente, finiremo per non ricordare?
Daniele ha terminato l’omelia con queste parole: “i cristiani lottano per le persone, non per le cause”. Non solo i cristiani. È bello pensare che i nostri nonni si siano sacrificati per i figli che ancora non avevano in grembo. È ancora più commovente pensare che si siano sacrificati per i nipoti, noi, che di alcuni nonni non hanno che qualche ricordo e di altri nemmeno quello, ma che a loro, comunque, devono moltissimo.
E questo non possiamo darlo per scontato. 

Nessun commento:

Posta un commento